E’ di pochi giorni fa la notizia che alcuni servizi API gratuiti forniti da Google verranno chiusi. Tra questi spicca Translate API, la più apprezzata libreria gratuita per la traduzione automatica sul web. Basta una occhiata ai commenti per rendersi conto dello sconcerto generato dall’annuncio, per altro del tutto inatteso. Molti si dicono disposti a pagare pur di non rinunciare alla API, ma non è questa l’idea di Google che in alternativa propone Google Translate Element, widget gratuito che certo non è una soluzione accettabile per applicazioni che attualmente integrano la API in maniera trasparente. Immagino che proprio qui stia il nocciolo della questione: una API non è visibile né apprezzabile dall’esterno, mentre un widget promuove il brand Google.
Migliaia di aziende, enti pubblici e organizzazioni non governative internazionali che oggi usano la API dovranno trovare soluzioni alternative, probabilmente a pagamento. Almeno gli è stato concesso un po’ di tempo: Google garantisce un periodo di tre anni prima della sospensione del servizio.
Questa notizia induce ancora una volta alcune riflessioni circa l’affidabilità del Cloud Computing, modello di sviluppo verso il quale, volenti o nolenti, tutti noi siamo diretti.
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